20 aprile. Presidio sotto il carcere di Teramo.

Dal 5 al 20 aprile è stata indetta dal Coordinamento dei Detenuti una mobilitazione all’interno delle carceri per denunciare le condizioni inaccettabili e disumane alle quali sono costretti i carcerati.

Il problema principale nelle galere italiane è il sovraffollamento: senza analizzare le situazioni caso per caso, sappiamo che la popolazione carceraria italiana è di quasi un terzo superiore alla capienza delle carceri. Questo significa vivere in spazi ristretti, a volte dormire per terra, condividere un bagno in 6 o 7, senza alcuna intimità, oltre ad essere privati della libertà e della propria essenza di esseri umani. Perché è questo che accade nelle carceri, gli individui vengono costantemente controllati, soggiogati e oppressi, vengono privati della vita psichica, fiaccati, stremati, mancano o sono comunque minime inoltre l’acqua, il riscaldamento, cure mediche adeguate e cibi di quantità e qualità decenti.
Ancora peggiori sono le condizioni dei detenuti a regime 14 bis (isolamento), alta sorveglianza e 41 bis (carcere duro) che, ulteriormente colpiti contro ogni senso di giustizia, subiscono la privazione, sempre più radicale, di ogni tipo di attività che fa di loro esseri umani: gli si impedisce di avere rapporti sociali con gli altri detenuti, ci sono restrizioni nella ricezione di posta o nelle visite di amici e famigliari, e così via.

Il carcere non è che lo specchio della società. Le contraddizioni sociali, la repressione, il controllo costante, che fuori dalle galere sono camuffate dietro apparenti diritti democratici e logiche di ordine sociale, nel carcere diventano palesi. Nessuno si scandalizza poi tanto se viene tolta la libertà e la possibilità di svolgere attività umane (socializzare, leggere, chiacchierare, avere affetti eccetera) o si impone di vivere in condizioni miserabili a individui presumibilmente colpevoli di aver violato le regole della società, anzi, per alcuni, erettisi a giudice, è necessario che tali individui paghino le violazioni e anche nel modo più feroce. Per altri il carcere deve avere carattere educativo, come se privare un uomo della vita possa in qualche modo portare ad una redenzione.
Non è credibile poter credere in un miglioramento delle carceri. Sono auspicabili piccole conquiste all’interno delle strutture e miglioramenti nelle condizioni di vita dei detenuti, ma il carcere come strumento per eccellenza di repressione non deve esistere, non può essere accettato e deve essere contestato.

Ancor più se analizziamo la popolazione carceraria.

Nelle carceri italiane troviamo per la maggior parte individui con un basso livello di istruzione, individui che fanno parte delle fasce economicamente più basse e immigrati. I reati più diffusi sono furto, piccole rapine, spaccio di poco conto o reati contro il patrimonio. Che cosa significa? Che nelle carceri ci finisce chi non sta alle regole di questo sistema, chi non trova spazio in questa società e finisce per trasgredirne le regole, per necessità o per libera scelta. La trasgressione aumenta esponenzialmente in un periodo di crisi economica, in cui aumenta la disoccupazione, aumenta la necessità, diminuiscono le possibilità di sopravvivenza.
La popolazione carceraria italiana è per lo più composta dagli “ultimi” della società, da un sottoproletariato esercito di riserva della borghesia potenzialmente pericoloso per l’ordine pubblico perché spinto a reagire, in un qualche modo, alle condizioni di vita misere in cui è gettato dal padronato. Si tratta di un settore della società che per lo stato va sicuramente tenuto sotto controllo ed emarginato ulteriormente.

Il carcere va quindi contestato e combattuto non soltanto dal punto di vista umanitario, ma anche da quello più strettamente politico. Una lotta contro il capitale, una lotta contro il sistema non può prescindere da una lotta contro le sue prigioni.
Per queste ragioni tutta la nostra solidarietà va ai detenuti in lotta, in questi giorni di aprile e tutti i giorni.
Per queste ragioni il 20 aprile dalle ore 16.00 saremo sotto le mura del carcere di Teramo, per dare il nostro sostegno e la nostra solidarietà ai detenuti, perché non si sentano soli e per portare fuori la loro voce.

Azione Antifascista Teramo

filospinato

Questo inserimento è stato pubblicato in Repressione, Teramo e il tag , , , . Metti un segnalibro su permalink. Sia i commenti che i trackback sono chiusi.