Sperando che i dieci giorni trascorsi abbiano consentito di smaltire la sbornia elettoralistica e di placare la frenesia da poltrona pubblichiamo il nostro piccolo commento su queste ultime elezioni.
Al primo turno un centrodestra in grande spolvero annichilisce il partito democratico teramano. In un contesto di trionfo nazionale i dirigenti “democratici” nostrani sono costretti a fare i conti con la loro pochezza politica e territoriale.
Al ballottaggio si ribalta la frittata e a momenti la candidata dell’opposizione riesce a sorprendere il sindaco uscente, non riuscendoci solo alla fine.
Viene naturale porsi una domanda: dov’erano al primo turno tutte le persone che hanno votato per il pd al ballottaggio?
Risposta: a votare le altre liste e listarelle varie che coprendosi con l’ombrello dell’”alternativa politica” andavano in cerca di un posto al sole al consiglio comunale.
Ulteriore domanda: perché se il progetto della listarella da loro scelta in occasione del primo turno era realmente così “alternativo”, si sono ridotti a votare per il partito democratico al secondo turno?
Risposta: è evidente dunque come abbiano attuato una votazione cosiddetta di protesta contro l’amministrazione in carica. Il voto di protesta però, come il Movimento 5 stelle e le case senza fondamenta ci insegnano, lascia il tempo che trova e non avendo un passato non avrà mai un futuro. Difatti tale votazione non ha sortito alcun risultato.
Il clientelismo la fa da padrone nella nostra città, e la rete delle amicizie e delle conoscenze del centrodestra è ramificata e strutturata molto meglio rispetto a quella del centrosinistra, come ci dimostrano l’esercito di liste e consiglieri presentatisi con l’amministrazione uscente oltre allo stesso risultato elettorale del 25 maggio in ambito comunale e regionale.
Al di là di queste chiacchiere da bar, ciò che ci preme sottolineare in quanto Azione Antifascista è l’inutilità del voto per quanto riguarda la sinistra radicale e rivoluzionaria.
Inutilità sulla quale insistevamo prima delle elezioni e che dopo queste ultime si è palesata in tutta la sua evidenza: per chi si ritiene dalla parte del popolo e contro il grande capitale ora non è tempo di competere nella gara elettorale, è ancora non è chiaro se e quando lo sarà.
Per tornare alla metafora edilizia questo è il momento di ricostruire le fondamenta di un movimento anticapitalista sfasciato dalle sconfitte pluriennali e dai sofismi politici ed economici.
Il nostro obiettivo devono essere i lavoratori e i disoccupati stanchi di non avere un futuro (o di averlo ma non in mano loro, bensì del padrone che li affama), non i loro voti.
Non c’è più nulla di politico nelle tornate elettorali, l’exploit del pd nazionale altro non è che la richiesta di stabilità di un’Italia spaventata dai mass media, la vittoria del centrodestra a Teramo altro non è che la scelta del rendiconto personale all’interno del solito sistema clientelare da parte dei cittadini teramani.
La scelta politica è stata fatta da chi non recandosi alle urne ha di fatto delegittimato un sistema che non serve più al benessere di tutti ma solo alla salvaguardia di quello di pochi.
Il dato dell’astensione è sicuramente il più interessante dell’intera tornata elettorale. Senza voler fare i professori basta citare due dati:
-In Italia per le europee c’è stata l’affluenza più alta di tutta l’ue, il 53%, e non ci sembra affatto una grossa partecipazione popolare.
-Nella nostra città al ballottaggio praticamente non ha votato un teramano su due. La metà dei cittadini non ha votato il proprio sindaco.
E’ da qui che deve ripartire chi si dice dalla parte del popolo e contro il grande capitale industriale e finanziario.
Chi a sinistra non comprende tutto ciò, o è un ingenuo in buonafede, o un’arrivista imbroglione. A Teramo li abbiamo visti entrambi.