La vicenda di Davide Rosci è ormai nota a tutti, l’8 febbraio si è tenuto il processo d’appello nel quale è stata confermata la vergognosa condanna a 6 anni per Devastazione e Saccheggio e Davide è stato spostato dal carcere di Viterbo ai domiciliari presso la casa dei genitori a Teramo.
Quello che invece in pochi sapranno è che recentemente sono state respinte le richieste di permesso di visita al fratello con i due figli piccoli e alla zia, alla sorella lo stesso permesso è stato negato ma le è consentito recarsi dalle 18 alle 20 presso l’abitazione dei genitori per prendersi cura del padre che, ricordiamo, è malato.
Abbiamo preso per questo breve intervento il nome dalle mobilitazioni del 14 e 15 marzo perché questa vicenda si inserisce a pieno titolo nel discorso antirepressivo che le suddette mobilitazioni intendono portare avanti e perché non avremmo potuto trovare una frase che calzasse così perfettamente alla schifosa situazione della quale è vittima Davide e con lui tutti noi.
La vicenda processuale la conosciamo bene, non c’è nulla che indichi che i ragazzi abbiano personalmente infranto qualche legge, la sentenza, e anche questo è noto, è politica.
Come sanno anche i sassi si è voluto colpire il movimento in generale e l’azione antifascista di Teramo in particolare.
Adesso lo Stato alza il tiro, impedendo alla famiglia di andare a visitare Davide attacca direttamente la persona, una persona che nella nostra piccola città era un punto di riferimento per tutti e adesso è un simbolo.
In questo caso particolare, ancor più che nell’azione repressiva a livello nazionale, l’ingiustizia è stata fatta legge, e a Teramo, ancor più che in Italia, ribellarsi è necessario.