Roma 15 marzo Corteo Nazionale contro la repressione

Quando l’ingiustizia si fa legge

Ribellarsi è necessario!

Gli ultimi provvedimenti giudiziari con le misure cautelari di Napoli e Roma che hanno colpito il movimento dei disoccupati e quello per il diritto all’abitare, ci restituiscono, nello spaccato sociale rappresentato dalle persone colpite, un profilo del conflitto decisamente nuovo. Non sono solo gli attivisti i soggetti coinvolti ma un numero ingente di uomini e donne impegnati/e in una lotta fortemente connotata nella difesa di diritti primari come la casa e il reddito. Così la scena del crimine si arricchisce di nuove figure che diventano protagoniste del copione repressivo al pari di chi è alle prese con i processi legati alla mobilitazione Notav, alla manifestazione del 15 ottobre o alle giornate di Genova 2001.

Le pratiche di conflitto e l’irriducibilità ad una legalità imposta dentro un modello di sviluppo in crisi, sembrano i due nodi sul quale oggi si costruiscono trincee opposte. Da una parte una società sofferente per un disagio evidente e dall’altra un sodalizio di potere che intende uscire da questa fase storica senza perdere profitti e rendite di posizione. In questo contesto sembrano saltate le mediazioni sociali possibili e legittime rivendicazioni affermate con “eccessiva” forza vengono colpite duramente con lo strumento della privazione della libertà, monito e azione preventiva nello stesso tempo.

Lo strumento della detenzione e le misure coercitive in genere, diventano la risposta istituzionale verso settori sociali sempre più larghi, con un’attenzione particolare sulla disponibilità a rispettare le regole: laddove non si percepisce ravvedimento la sanzione assume forme maggiormente dure. Questo avviene con l’uso di una legislazione che punta più alla repressione che alla definizione di strumenti sociali adeguati. Le prigioni sono piene di giovani fermati per qualche grammo d’erba, di migranti, di chi sbarca la crisi fuori dalla legalità e a questi si vanno aggiungendo anche coloro che provano ad emancipare la loro condizione attraverso le lotte, come chi occupa una casa o difende il proprio territorio dal saccheggio della rendita. Uno spaccato al quale affiancare tutti coloro che sono colpiti a vario titolo da misure quali daspo, fogli di via, articolo 1. Un’affollata compagnia giudicata indisponibile e socialmente pericolosa.

Un’altra caratteristica distintiva degli attuali percorsi giudiziari che colpiscono l’attivismo sociale è data dalla costituzione di gruppi di lavoro (pool) della Procura connotati in chiave anti-terroristica e anti-eversiva. Le lotte vengono indagate come ipotesi criminali e non come fenomeni sociali, quindi classificate, laddove più forti, come violente e delinquenziali. Con l’aggravante di associare insieme più soggetti potenzialmente pericolosi e in grado di “ricattare” amministrazioni e istituzioni. Una lettura utile per decidere poi le restrizioni necessarie ad impedire libertà di movimento e forme costituenti di contropotere sociale.

Tutto questo interroga non solo i movimenti sociali, il sindacalismo conflittuale, alle prese con il tema della democrazia e della rappresentanza che non sembra poi così distante dalle questioni sollevate sopra, e le forze politiche sensibili, ma investe anche il corpo giudiziario, avvocati e giudici compresi. Il tema della legalità e della legittimità delle pratiche di lotta, dei comportamenti individuali o collettivi di resistenza nella crisi, del diritto alla rabbia e alla rivolta, è centrale in questo momento storico. Così come si modificano i dispositivi del controllo e le azioni coercitive, anche gli strumenti da giustapporre devono avere maggior forza e consapevolezza dell’attacco subito.

Il diritto alla morosità e all’insolvenza, di resistenza ad uno sfratto, di un’occupazione per necessità, di bloccare una strada, invadere un municipio, sabotare un’opera invasiva e distruttiva per il territorio, coltivare una pianta di marijuana, fotocopiare libri, fare spesa sociale in un supermercato, interrompere i flussi delle merci per rivendicare diritti, scioperare fuori dalle regole concordate da sindacati complici, usare gratuitamente i mezzi pubblici, rifiutare forme di controllo come la tessera del tifoso. Tutte pratiche abbondantemente in uso e ampiamente contrastate nella quotidianità individuale e collettiva. Il contrasto che viene prodotto assume connotati repressivi comuni e tende ad impedire una possibile omogeneizzazione dentro ipotesi sociali plurali. La percezione di un diffuso rifiuto ad accettare di pagare i costi della crisi, porta all’adozione delle contromisure necessarie e le pratiche più o meno consapevoli di resistenza e riappropriazione devono essere fermate con ogni mezzo. Da qui le pesanti condanne, le rigide misure, le vessazioni e i provvedimenti cautelari preventivi.

La sorveglianza nei confronti dei comportamenti dettati dall’esclusione sociale sia organizzati che individuali sta poi assumendo aspetti di disgregazione e isteria della sicurezza, utili ad alimentare spinte alla delazione, dal numero di targa a chi parcheggia sulle strisce alla denuncia di comportamenti anomali del vicino di casa. Una società dove chi sta bene denuncia chi sta male.

Nuove pratiche di cittadinanza e di “potere” altro si affacciano dentro la crisi e disegnano città e territori in rotta di collisione con l’attuale modello di sviluppo. L’impianto giuridico che fa i conti con queste pratiche e questi comportamenti va messo in discussione sia sul piano della mobilitazione di massa sia su quello strettamente legale. Intendiamo approfondire questo in un incontro/dibattito venerdì 14 marzo a Roma e scendere nuovamente per le strade sabato 15 marzo.

Venerdì 14 Marzo: Dibattito Nazionale

Illegalità vs Legittimità

Pratiche di conflitto contro un modello di sviluppo in crisi

Sabato 15 Marzo: Corteo Nazionale

Quando l’ingiustizia si fa legge

Ribellarsi è necessario!

azione-antifascista-teramo

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Roma 8\2. Lo Stato colpisce ancora.

Sabato 8 febbraio si è tenuto il processo d’appello al cosidetto filone teramano nell’ambito dei procedimenti relativi a quanto accaduto a Roma il 15 ottobre 2011.

Cristian, Mauro e Marco già detenuti ai domiciliari si sono visti ridurre la pena da 6 a 5 anni.

Mirco è stato assolto.

Davide si è visto confermata la condanna ai 6 anni, dal carcere di Viterbo è stato riportato a casa dei genitori, dove sconterà la pena ai domiciliari.

Al di là della gioia immensa che proviamo per l’assoluzione di Mirco e per il ritorno a casa di Davide non possiamo fare a meno di notare ancora una volta di più che quando lo Stato colpisce prende sempre il suo martello più grande.

Come sempre la solidarietà è l’arma che opponiamo alle loro ingiustizie, e come sempre le loro condanne non fermeranno la nostra lotta.

MARCO DAVIDE MAURO e CRISTIAN LIBERI.

SATF

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Ongi Etorri Lander & Aingeru!

Teramo 03/01/14

Il 24 dicembre durante il colloquio mi è stato fatto il più bel regalo di Natale!

Quando mi è stato detto che Lander era stato liberato il mio cuore si è riempito di gioia e oggi sono con questa mia lettera a festeggiare con voi.

Lander, compagno mio, ti do il mio bentornato!

Voglio inoltre fare i miei complimenti a tutt* i/le compagn* roman* che con la campagna “Un caso basco a Roma” hanno contribuito alla causa, siete grandi!

Ho seguito la storia di Lander attraverso i dossier che i miei fratelli antifa mi hanno mandato in carcere e mi è venuto il voltastomaco dinanzi all’atteggiamento del governo italiano che ha acconsentito alla sua estradizione.

Si sono resi complici di una storia vomitevole che vede il governo spagnolo continuare la sua infame persecuzione contro il popolo basco e noi non possiamo tacere; Lander è uno dei tanto fatelli e sorelle baschi che subiscono l’ira cieca degli sporchi fascisti spagnoli che gestiscono le strutture carcerarie. Lottare per la liberazione di tutti i detenuti baschi è una lotta anche nostra.

Ho avuto modo di leggere cosa è il regime carcerario FIES e noto che la Spagna è un paese che si avvicina molto al nostro sotto il punto di vista delle carceri, e anche se sono molti di più  compagni baschi reclusi anche qui da noi non si scherza.

Io sono uno dei tanti che paga con la galera il proprio attivismo e l’ostinata voglia di portare avanti le nostre idee rivoluzionarie, sono un detenuto fortunato perchè ho al mio fianco compagni come voi e la solidarietà che ricevo quotidianamente mi dà una forza enorme per affrontare gli abusi che lo Stato mi riserva, ma sono migliaia i detenuti che soffrono e subiscono nel silenzio. Lander potrà confermarvi che il carcere è qualcosa che ti annienta fisicamente e psicologicamente, fanno di tutto per sedarti e renderti una larva, ma nonostante ciò, c’è tanta voglia di ribellarsi e spezzare queste catene. La solidarietà che io e Lander abbiamo ricevuto in questi mesi si è rivelata un’arma efficace contro i nostri aguzzini, vi chiedo di utilizzare questo fantastico strumento ogni giorno e di stringervi a noi detenuti quando il prossimo aprile avvieremo una protesta in tutte le carceri italiane per conquistare diritti e migliori condizioni di vita.

Lottare contro le carceri e la repressione è una battaglia alla quale non possiamo sottrarci e la liberazione di Lander è un chiaro esempio che la determinazione porta risultati.

Purtroppo io e te Lander ci siamo conosciuti solo tramite le lettere che ci siamo scritti tra un carcere spagnolo e uno italiano, ma sembra che ti conosco da sempre e il fatto di aver condiviso situazioni simili mi porta a considerarti un fratello.

Caro fratello mio non cambiare di una sola virgola, presto ci riabbracceremo e fianco a fianco, in prima linea, combatteremo contro chi vuole vederci morti!

Ho letto che anche Aingeru è libero, purtroppo la sua storia non l’ho seguita ma la mia gioia è immensa ugualmente.

Bentornati Lander e Aingeru!

   La lotta continua…

 Davide

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Ex-Oviesse Occupato?

 

Ex-Oviesse Occupato?!

Le cose da dire sull’occupazione di Oviesse sono tante.

Cos’è un’Occupazione ?

Una azione forte e dura di politica dal basso volta alla riappropriazione dei diritti fondamentali, come ad esempio quello all’abitare quando una abitazione non la si ha più.
Ri-abitazione, invece, è la parola che viene usata da chi è dentro l’ex negozio. Cosa vuol dire Riabitare?
Perché non semplicemente Occupare? Ogni Parola è usata, ribaltata e svuotata del vero significato a proprio piacimento per dare l’illusione, assomigliando ai più maldestri dei prestigiatori, che la loro Politica non c’entri nulla. Ma come può la Politica non entrarci nulla? La Politica è ovunque, in ogni piccolo gesto, ne fanno i giornali, ne fa il Sindaco, ne fa la politica… come può dunque un’occupazione, questa occupazione, esserne al di fuori?

Cos’è un Bene Comune ?

Qualcosa d’interesse pubblico destinato alla collettività, fruibile da tutti, senza divieti o richieste di permessi, necessario alla sopravvivenza e per il quale si lotta quando non si hanno più diritti su di esso. Il sapere, la cultura e l’arte ne fanno certamente parte, come dimostrano gli studenti che scendono in piazza, occupando biblioteche, laboratori, aule delle università. Quello che accade all’ ExOviesse è totalmente diverso, la realtà è ben chiara, non è la cittadinanza che si riappropria di un proprio polo culturale ma è la politica partitica della città che si azzuffa per averne l‘esclusiva.

Cos’è l’ Arte ?

L’arte di per sé rappresenta un punto di rottura con la società, uno strumento versatile per comunicare le proprie idee e i propri ideali. Si può dividere l’arte dalla sua interpretazione, ridurla e minimizzarla a mera bellezza? Siamo convinti che chiunque con un minimo di coscienza critica inizierà ad aprire gli occhi e si renderà conto del gioco messo in atto da questi personaggi che si illudono di poter utilizzare anche il Sapere, la Cultura e l’Arte per il raggiungimento dei loro fini.

LABOARTORIO POLITICO GAGARIN 61

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Difendere la Terra di Mezzo. Wu Ming 4 al Gagarin, venerdì 24 gennaio h. 21:00

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Venerdì 24 gennaio al Gagarin 61 in via Mario Capuani 61 a Teramo presenteremo insieme all’autore Wu Ming 4: Difendere la Terra di Mezzo, scritti su J.R.R. Tolkien.

“Un libro da battaglia, che fa piazza pulita dei pregiudizi sul padre della Terra di Mezzo e lo mette finalmente sotto la giusta luce: quella del grande autore moderno che con la sua opera ha dato vita a un fenomeno culturale senza precedenti.”

L’ultimo libro di Wu Ming 4 raccoglie l’opera, portata avanti dall’autore, di liberazione di John Ronald Reuel Tolkien, padre tra gli altri de Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit. Liberazione perchè in Italia (e solo qui) Tolkien è stato preso da fascisti e affini per essere inserito nel loro pantheon culturale, senza che lo stesso Tolkien abbia fatto o scritto nulla nella sua lunga vita e nelle sue tante opere per volerci entrare in quel pantheon. Liberare autori, come gli spazi e le strade dal fascismo è quello che facciamo; come si dice nella quarta di copertina “un libro da battaglia”, e non poteva essere altrimenti al Gagarin 61.

Oltre alla questione dell’appropriazione fascista il libro approfondisce la storia di uno scrittore che ha influenzato la fantasia di tantissime generazioni nel XX e nel XXI secolo.

Il libro contiene un saggio di Thomas Allan Shippey, il maggiore studioso di Tolkien.

Wu Ming 4, membro del collettivo Wu Ming nato nell’anno della morte di Tolkien, se ne è occupato spesso sulle pagine virtuali del blog del collettivo: Giap. Tolkien è anche un personaggio del suo romanzo Stella del Mattino.

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Davide trasferito ancora. Di nuovo.

Questa mattina il nostro compagno e fratello Davide è stato trasferito dal carcere di Teramo di nuovo al carcere di Viterbo.

Con questo siamo al sesto (sesto!) trasferimento in meno di un anno di carcerazione; carcerazione che ricordiamo è in atto per un’accusa di evasione oltremodo ridicola e montata.

Qualsiasi giustificazione adopereranno questa volta DAP, polizie e tribunali non modificherà di una virgola la realtà alla quale stanno sottoponendo Davide: Tortura.

Noi siamo con te Fratello.

per scrivergli:

Davide Rosci

c\o Casa Circondariale Mammaggialla

via San Salvatore

01100 Viterbo

davide sbirri

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Gagarin al Gagarin. Venerdì 10 gennaio h 21:00 via Mario Capuani 61. Teramo.

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Gagarin al Gagarin.

Incontro con Cristiano Armati della Red Star Press venerdì 10 gennaio alle 21 presso il Laboratorio Politico Gagarin 61 in via Mario Capuani 61 a Teramo.

La Red Star Press ha ripubblicato recentemente l’autobiografia del Cosmonauta Sovietico: “non c’è nessun dio quassù”.

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23 dicembre 2009 \ 23 dicembre 2013

23 dicembre 2009 \ 23 dicembre 2013.

4 anni sono passati.

NOI NON DIMENTICHIAMO

NOI NON PERDONIAMO

azione-antifascista-teramo

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NO T’AVevo detto. Domenica 22 dicembre ore 21:00 Sala San Carlo, via Melchiorre Delfico. Teramo.

notavevodetto

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Questioni di Sensibilità…

 

 

E’ notizia di qualche giorno fa l’intitolazione di alcune nuove vie della città, scorriamo la nota sul sito del comune1 e come per magia compare il nome di Indro Montanelli:

 

 

Tratto di strada da Via Giovanni XXIII all’incrocio per Colleatterrato Alto: “Via Indro Montanelli”. INDRO MONTANELLI, nato nel 1909, tra i massimi esponenti del giornalismo italiano di sempre, era in grado di spaziare dall’editoriale al reportage e al corsivo pungente. Fu per circa quattro decenni la bandiera del primo quotidiano italiano, il Corriere della Sera e per vent’anni condusse un importante quotidiano d’opinione da lui stesso fondato, il Giornale. Fu autore di libri di storia e costume. In ognuno di questi ruoli seppe conquistarsi un largo seguito di lettori. Deceduto il 22 .07.2001.

 

 

Indro Montanelli… Quello che non c’è scritto nella breve giustificazione è che era un fascista monarchico (monarchico!) e che è diventato un eroe universale a partire dagli anni ’90 solo a causa della sua più che logica avversione all’allora giovane e rampante Silvio Berlusconi. Quindi mito per i conservatori reazionari di destra perchè era uno di loro, mito per i conservatori democratici di pseudosinistra perchè nemico del loro nemico.

 

Intitolazione “bipartisan”, tutti felici e contenti. No.

 

Noi non pendiamo dalle labbra di nessuno, tendiamo a informarci sulle cose che viviamo, se ci dicono che qualcuno o qualcosa va bene, prima di sottoscrivere lo andiamo a verificare di persona.

 

 

Indro Montanelli era un razzista2, da soldato coloniale ventiquatrenne in Etritrea sposò una bambina di 12 anni (particolarmente bella, ci tiene a precisare). Raccontandolo in televisione viene attaccato da Elvira Banotti3, si difende dicendo che in Africa è un’altra cosa, sottintendendo che in Africa la normalità è un’altra rispetto all’Italia. Parafrasando un famoso filosofo: il cielo stellato sopra di lui la legge morale dentro di lui, a meno che il cielo stellato non sia quello eritreo, in quel caso niente legge morale.

 

La difesa è peggiore della colpa ci viene da dire. Se la pensassimo tutti come Montanelli, e per fortuna non è così: i roghi delle streghe nel medioevo andrebbero bene perchè erano normali, il medioevo è un’altra cosa, la mutilazione genitale andrebbe bene perchè è normale, la cultura tribale è un’altra cosa, il burqua andrebbe bene perchè è normale, l’Islam è un’altra cosa.

 

Ci viene il dubbio: non è che da giovane fascista Montanelli ha approfittato della sua situazione di potere che gli consentiva di dileggiarsi con una bambina di 12 anni, cosa che in Italia non poteva fare?

 

 

Per quanto ci riguarda, in questo particolare periodo storico, in cui il femminicidio è considerato dalle istituzioni una piaga sociale e riempe i media ogni giorno, non è normale intitolare una via a un personaggio come Montanelli.

 

 

Crediamo nella buona fede del Comune, che magari non ha la tendenza a informarsi che abbiamo noi, quindi senza criticare o fare i paladini della giustizia ci chiediamo:

 

La neo battezzata via Indro Montanelli, la vogliamo reintitolare alle vittime del colonialismo?

 

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Laboratorio Politico Gagarin 61

18\12\13

 

 

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